lunedì 21 novembre 2011

La Storia del Jazz


Dopo aver parlato di vini e di storie legate ad esso, questo post sarà dedicato alla nascita e all'evoluzione di un genere musicale largamente diffuso, il Jazz.

Le sue radici affondano nella tradizione degli schiavi afroamericani, seppur contaminata dalle culture europee dominanti nel sud degli Stati Uniti, che cantavano per alleggerire il lavoro.
E' per questo che non abbiamo molti documenti e riferimenti alle origini e ai primi anni di diffusione.
Il jazz nasce e prende forma con l'affermarsi nella società americana della minoranza nera, ma, paradossalmente, all'inizio della sua storia sono i musicisti bianchi che, appropriandosene, riescono ad affrancarlo e a farlo conoscere anche al pubblico non di colore. Se ciò non fosse accaduto, il jazz sarebbe rimasto ghettizzato.

Le prime fonti orali sulla nascita del jazz, a New Orleans, risalgono ai primi anni del ventesimo secolo, mentre le prime fonti scritte ad una decina di anni più tardi. L'origine del termine che la definisce è incerta: la tesi più avvalorata è che la parola Jazz derivi dal francese "jazer", che significa "gracchiare", letteralmente "fare rumore".
Il ricercatore Gerald Cohen ha appurato che la parola inizia ad apparire sul giornale "San Francisco Chronicle" nel 1913, come sinonimo di vigore, energia, effervescenza.

Nel corso del XIX secolo e soprattutto nella seconda metà, le tradizioni musicali afroamericane iniziarono a trovare eco in spettacoli d'intrattenimento, attraverso varie forme di rappresentazione, delle quali forse le più famose erano i "Minstrel show" che in una cornice carica di stereotipi razziali rappresentavano personaggi tipo dell'afroamericano. Le musiche di scena di questi spettacoli erano rielaborazioni di musiche afroamericane (o presunte tali).
Da questo substrato musicale emerse, alla fine del 1800, un canto individuale che venne chiamato blues e che ebbe una vasta diffusione, anche attraverso i nascenti canali commerciali, tra la popolazione afroamericana. La combinazione armonica e melodica che si trova nel blues non ha riscontro nella musica occidentale, e si ritrova nel jazz fino dalle origini.

Il primo ad essere indicato come musicista jazz, e a cui è spesso attribuito il titolo di "padre del jazz", è Buddy Bolden, che - internato in manicomio nel 1907 - morì nel 1931 senza lasciare registrazioni, e poco prima che si iniziasse a riconoscere il suo ruolo pionieristico. Si sa però che un suo gruppo godeva di una certa fama a New Orleans nel 1904; nel 1906 il pianista Jelly Roll Morton - che in seguito avrebbe reclamato per sé la paternità del nuovo genere musicale, dichiarando di averlo inventato nel 1902 - compose il brano "King Porter Stomp", che fu uno dei primi brani jazz a godere di vasta notorietà. Negli anni seguenti, a New Orleans furono create molte formazioni che si dedicarono alla nuova musica: una delle preminenti fu quella capeggiata dal trombettista Joe "King" Oliver, che era chiamato il re ("King") della tromba, come testimoniano manifesti d'epoca.

Il periodo di maggior successo della musica Jazz va dall'inizio del secolo fino agli anni'40.
A questo periodo seguirono diversi decenni in cui il jazz si caratterizzò in maniera crescente come una musica d'arte, tipicamente afroamericana. Nel frattempo il pubblico statunitense del jazz si assottigliò, mentre la musica destava un crescente interesse in Europa e nel resto del mondo.

Attorno al 1945, da un gruppo di giovani musicisti che si ritrovano a tarda ora alle jam session che si tenevano in due locali di Harlem, il Minton's Playhouse e il Monroe's, nacque uno stile jazzistico nuovo. Questo stile che, con una parola, ricordava il suono di una cadenza caratteristica di due note che ricorreva nei brani in esso eseguito, venne prima detto rebop, poi bebop o semplicemente bop. Il bebop riprendeva molte delle lezioni della musica recente, insegnate da protagonisti come Coleman Hawkins, Art Tatum e Lester Young, aggiungendovi un nuovo approccio al trattamento armonico dei brani, tempi velocissimi, propulsione ritmica non convenzionale e, per la prima volta dalla nascita del jazz, scarsissimo riguardo per la ballabilità e commerciabilità della produzione musicale.

Questa tendenza innovativa raggiunse l'apice negli anni sessanta con il movimento free jazz, che mirava all'emancipazione totale del musicista.

Dopo gli anni d'oro del Jazz, nella prima metà del '900, seguì un periodo di involuzione e di marginalizzazione, che terminò negli anni ottanta, durante i quali una generazione di giovani musicisti infuse nuova vita a questo genere musicale, sperimentando nuove tendenze anche in assenza di uno stile dominante: nacquero così diverse scuole di jazz europeo, con uno stile che faceva riferimento al periodo postboppistico degli anni cinquanta, e diverse contaminazioni che proseguivano l'esperienza fusion arrivando ad uno stile cosìddetto acid jazz, o ancora tendenze che guardavano con interesse a tradizioni musicali etniche in direzione della world music.

E' proprio nella continua capacità di contaminarsi e di ampliare i propri orizzonti che sta il segreto dell'elisir di lunga vita del jazz; ancora oggi ascoltiamo il Jazz in molteplici forme diverse, contaminato da varie nuove influenze musicali.

Nessun commento:

Posta un commento